Appena conclusa l’edizione 2023 a Bosia, si affaccia una nuova idea
«Io sogno un’Italia tutta bio. Siamo la nazione ideale per far capire e gustare a tutto il mondo il valore di una produzione agroalimentare sostenibile e di qualità». A lanciare il messaggio, al termine di una giornata trascorsa in Alta Langa tra le start up e le idee innovatrici al Premio Ancalau di Bosia. è stato il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti. «Se dipendesse da me, dichiarerei obbligatoria l’agricoltura biologica in Italia entro pochi anni: se lo facessimo, raddoppieremmo le esportazioni e il turismo – fa detto l’imprenditore albese -. Dobbiamo essere forti su questo concetto, il futuro dell’Italia si gioca sulla correlazione tra biologico e sostenibilità».
Le parole di Farinetti non sono arrivate a caso. Poco prima, il torneo delle start up aveva premiato con 10 mila euro (messe a disposizione proprio da Eataly) il progetto innovativo di tre giovani informatici e un ingegnere meccanico laziali e abruzzesi che si sono posti l’obiettivo ambizioso di rivoluzionare il mondo dell’agritech dando la possibilità di guida autonoma anche ai mezzi già in uso da aziende medio piccole, a prezzi accessibili. il progetto «Anostra» combina hardware e software per consentire la guida autonoma sulle macchine agricole tradizionali. La start up l’ha spuntata sugli altri quattro finalisti del premio Ancalau.
«Siamo soddisfatti di questa nona edizione – dicono le due anime principali dell’evento, il sindaco di Bosia Ettore Secco e il pubblicitario Silvio Saffirio ». La mattina, l’approfondimento sulla cucina tradizionale di Langa, oggi amata e ricercata da un turismo in prepotente crescita, si è trasformato in una vera e propria standing ovattino a Cesare Giaccone di Albaretto Torre, personaggio incredibile che ha dato tanto alla cultura enogastronomici di queste colline e che ha ricevuto tutto l’affetto che meritava». Ad esprimere in parole questo affetto, lo stesso Farinetti, Luigi Bugliano, Davide Rampello, Gianni Revello, Paola Gula, Piercarlo Grimaldi e Maria Teresa Mascarello.
«Un momento emozionante per tutti, al punto che abbiamo già un’idea per il prossimo anno: trasformare questa nostra “hall of fame” in un premio dal titolo “Profeta in patria” per rendere omaggio a chi non è ancora stato adeguatamente riconosciuto nei suoi luoghi d’origine».