Avolte non conta la quantità ma la qualità, soprattutto se accompagnata al tempismo.

Tutto è nato qui, in terra di Langa. Possiamo dirlo? «Assolutamente sì, può dirlo. La somma ricevuta grazie al Premio Ancalau non solo è stata la prima, ma anche la più importante: senza quella forse non ci sarebbe stato il successivo sviluppo di Algor».

Era il 2021, precisamente il mese di luglio. Un giovane studente del Politecnico di Torino, Mauro Musarra, stava ultimando la laurea magistrale in Data Science and Engineering e laurea triennale in Ingegneria Fisica. Fondatore. In un’epoca preistorica per l’intelligenza artificiale, lui e il suo team iniziavano a compiere i primi passi esattamente in quella direzione. Partito dal piccolo comune di Caronia, in provincia di Messina, un luogo misterioso («non so se si ricorda, il canneto di Caronia, la Rai ne parò per de fenomeni paranormali…», scherza, ndr), Mauro nel cuore portava un sogno: «Sviluppare un qualcosa di mio, unico, inedito».

Le idee ben chiare, sin dall’inizio. Il primo team aggregato grazie ad una Challenge del Polito, un percorso che consentiva a giovani di sviluppare idee concedendo crediti e borsa di studio: abbinamento vincente per consentire loro di procedere nello sviluppo senza perdere tempo con il calendario accademico. Dagli Studi liceali a Sant’Agata di Militello a Torino «ho rafforzato la mia passione per tutta la parte di modellazione matematica: la creazione di algoritmi». Anzi, più che programmazione, trasporre su carta dei flussi e delle logiche sfruttando i primi linguaggi Ia.

Se ne parlava già?

««Sì. Sono passato da Fisica al corso di Data Science, il primo in Italia proprio per curiosità, molto più rivolto all’analisi dei dati di come la intendiamo oggi. Lì sono entrato in contatto con professori e persone che lavoravano “al confine”: nel nostro Paese nessuno ne sapeva più di loro di intelligenza artificiale».

Un ambiente stimolante.

«Non solo per l’ambito di studio ma anche la parte laboratoriale: grazie alla Challenge, in cui erano ammessi solo studenti dalla “buona media” ho conosciuto anche la parte di computer vision, quindi sulla parte di analisi di immagini. Poi, scavando, curiosando, ho iniziato a vedere che c’era anche tutta un’altra verticale da esplorare: un altro settore, sempre legato all’Ia, quello del Nlp (Natural Language Processing, ndr) legato alla manipolazione di testo per la creazione di immagini».

Gli albori di Chat Gpt?

«Era il 2020. A livello di paper di ricerca c’erano i primi sentori. Eravamo abbastanza lontani, però si iniziava a intuire che qualcosa stava accadendo, anche se i costi non erano ancora sostenibili. In America si iniziavano a sviluppare i primi siti web per la sintesi dei lunghi testi: oggi ci sembra una cosa banale. Mi sono detto “Wow”».

Dalla passione a…

«Ho iniziato a fare delle demo partendo sul mio computer con dei modelli che trovavo on line, open source riadattati ai miei casi. Sfruttando i vari canali, anche social, ho scoperto che nel mondo education c’era tanto interesse per questo tipo di sviluppo. Nel giro di una settimana ho ricevuto migliaia di richieste da parte di genitori, associazioni, insegnanti, studenti che mi hanno indicato la via».

Si può spiegare meglio?

«I disturbi dell’apprendimento e dislessia riguardano il 10% degli studenti. Riuscire ad aiutare questo tipo di difficoltà poteva cambiare la vita delle persone: ecco la scintilla. Ho ragionato per la prima volta da imprenditore, tra virgolette, grazie alle parole: “Ci cambi la vita”.

Non solo un economico ma di impatto sociale.

«Da un lato la voglia di aiutare, dall’altro la ricerca di sostenibilità del progetto. Ho indagato meglio su questo target e il desiderio non era di ottenere una sintesi ma una mappa concettuale, uno strumento più grafico con disposizione gerarchica degli elementi, esattamente ciò che serviva a studenti con difficoltà ad approcciare il testo. In America non le usano così tanto, quindi non c’era nessuno al mondo che stesse lavorando a una tecnologia per trasformare un testo in mappa concettuale».

Nasce Algor.

«Vinciamo la Challenge, incasso 800 euro oltre ai crediti, una somma superiore alle borse di studio che ero abituato a vedere. Li reinvesto in domini e software. Il team era multi-disciplinare, rimasi solo io a voler continuare nello sviluppo del codice: Algor da algoritmo, niente di assurdo (sorride, ndr)».

Qui arriva il Premio Ancalau.

«Mia madre era preoccupata che stessi perdendo del tempo: quei 10mila euro sono di certi poca cosa rispetto agli investimenti fatti negli anni successivi, ma paradossalmente senza Ancalau oggi non ci sarebbe Algor. Sarò per sempre grato alla caparbietà di quegli uomini di Alta Langa cui si ispira il Premio, simili agli abitanti della mia Caronia».

Il resto è storia. Mauro è oggi

Ceo di Algor Education, una startup che ha lo scopo di rivoluzionare l’apprendimento con l’Intelligenza Artificiale. Algor Education ha ottenuto oltre 1,5 milioni di euro di finanziamenti da investitori internazionali, per espandere le operazioni in Italia e a livello internazionale. Riconosciuto con numerosi premi per soluzioni tecnologiche innovative e impatto sociale.