Il direttore del Sito: «Un riconoscimento gradito e inatteso per 18 anni di intenso lavoro»

Un riconoscimento al lavoro e all’impresa che coronò il processo di valorizzazione del territorio, trasformandolo da ricchezza locale a patrimonio globale. Corre il premio Ancalau (di cui IDEA è media partner), quest’anno dedicato alla cucina tradizionale di Langa, verso la tappa del 18 giugno a Bosia, e svela la terna completa dei vincitori 2023. Intanto ieri, 10 maggio, tutti i protagonisti della grande cucina del territorio si sono riuniti sotto il murale dedicato al boisese Cesare Magliano che, con il suo “restaurant” Rifornimento Pance Vuote, fu pioniere della cucina e dell’arte di vivere langarola incarnando lo spirito degli “Ancalau”, parola che nel dialetto dell’Alta Langa designa coloro che mettendo da parte la propria ritrosia e timidezza, osano rischiano, innovano. In questo solco si inseriscono i grandi personaggi celebrati da questa nona edizione del Premio ideato e promosso dal sindaco di Bosia Ettore Secco, da Silvio Saffirio (fondatore di una delle più importanti agenzie pubblicitarie italiane), dall’ideatore di

Eataly, Oscar Farinetti, con il sostegno di Banca d’Alba. Nella terna: il maestro della cucina Cesare Giaccone, accolto nella Hall of Fame a fianco del designer Giorgetto Giugiaro, del Premio Strega Ernesto Ferrero, dell’alpinista e scrittore Mauro Corona. Poi, il Consorzio del Roccaverano Dop con il suo presidente Fabrizio Garbarino, cui andrà il Premio Ancalau “lavoro&ambiente” 2023 per il virtuoso recupero e riuscito rilancio di un prodotto di eccellenza insieme a un contributo esemplare al popolamento e alla tutela del territorio. Importante ricordare come il premio “lavoro&ambiente” venne istituito in memoria della pastora etiope Agitu ideo Gudeta, figura straordinaria scomparsa tragicamente. Infine Roberto Cerrato, instancabile coordinatore della candidatura Unesco dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe, Roero e Monferrato ottenuta nel 2014 cui verrà consegnato il Premio Ancalau “local/global”. Direttore del Sito Unesco, attivo nel settore editoriale, culturale e solidale Roberto Cerrato è stato, a partire dal 2004, coordinatore del Comitato promotore per la candidatura Unesco, coordina

tore dei siti Unesco presso il Ministero dei Beni Culturali per i progetti internazionali, è presidente dell’Istituto italiano per la salvaguardia del Paesaggio culturale vitivinicolo e dell’Ente Fiera nazionale del tartufo bianco e dei vini del Roero di Vezza d’Alba. Ciò nonostante, confida, il Premio Ancalau è inaspettato.

È stata una sorpresa?

«Assolutamente sì. Vuol dire che è stato riconosciuto tutto il lavoro fatto nel corso degli anni e per questo ringrazio tutti gli organizzatori: Ettore Secco, Silvio Saffirio, Oscar Farinetti, Tino Cornaglia. Il Premio Ancalau è un premio di riferimento per le Langhe e credo che possa crescere ancora perché rappresenta la cultura, i valori, l’identità di queste terre. Dietro a tutto questo c’è un grande lavoro. Se non c’è economia non c’è sviluppo: è questo che è stato compreso da tutti gli attori, a partire dalla Regione, che hanno portato al riconoscimento Unesco di questi territori. Pensiamo a come il lavoro, la fatica, ha cambiato questo territorio dalla “Malora” raccontata da Beppe Fenoglio ai nostri giorni e alla lungimiranza degli amministratori che hanno creduto in questo progetto. Ricordiamoci che sediamo a quel tavolo, il più importante al mondo, che ci mette accanto alle piramidi di Giza…».

Come accoglie e quale significato, anche emotivo, ha per lei l’assegnazione del premio Ancalau local/global?

«Con molto piacere. Ritengo che questo Premio abbia la testa nel futuro e i piedi ben ancorati nel territorio. Riceverlo per la candidatura Unesco è davvero il riconosci

mento di 18 anni di intenso lavoro. Quindi lo accolgo con sorpresa e con soddisfazione: per me che ho sempre lavorato molto per la promozioni di questi colori e di queste terre è un punto di arrivo, ma anche di partenza. Ognuno di noi fa un percorso. Il nostro è stato un percorso di lavoro continuo, che non si esaurisce e ci pone di fronte a nuove sfide e progetti. Non vedo l’ora di poterne parlare il 18 giugno a Bosia».

Parliamo di identità locale in un contesto globale, cosa vede nel prossimo futuro?
«Oggi abbiamo la facoltà di connetterci con il mondo ma dobbiamo essere in grado anche di riconnetterci con il nostro territorio. Se saremo capaci di farlo potremo crescere ancora. Dobbiamo far capire ai nostri ragazzi che dalle piccole cose possono scaturire grandi cose per il futuro, e che saranno loro a raccoglierne il testimone.

Hanno gli strumenti. Noi dobbiamo far riscoprire il patrimonio trasmesso dai nostri vecchi, dai nonni, il lavoro, ma anche far capire che questo è un territorio moderno, fatto di colori e che può ancora progredire. Un po’ come fatto da Michele Ferrero che attraverso l’impresa ha salvato queste terre dall’arsura, chiamando a raccolta le persone, rivitalizzandole e facendolo rifiorire. Oggi siamo parte di questo lavoro e di questa storia».