La giuria presieduta da Oscar Farinetti spiega i segreti del Premio: «L’ideale per lanciare start up»

Un premio atteso, una giuria di qualità, idee innovative e progetti che vedono protagonisti giovani “ancalau” tra 18 e 35 anni. Domenica 18 giugno, alle 17, si scopriranno i vincitori dell’ottava edizione del Premio Ancalau “Start Up Giovani”, organizzato con la collaborazione e il sostegno di Eataly, Banca d’Alba, Fondazione Crc e la media partnership di Rivista IDEA e del quotidiano La Stampa. I progetti saranno valutati da una giuria di tutto rispetto, presieduta dall’ideatore del premio e fondatore di Eataly, Oscar Farinetti e costituita da figure di rilievo dell’impresa, del mondo bancario e di primarie organizzazioni per lo sviluppo di questo settore strategico: Antonio Montefinale, Giancarlo Rocchietti, Vincenzo Carnevali, Lisa Orefice e Simone Marino, vicepresidente del Circolo dell’innovazione. Abbiamo chiesto loro di spiegarci la loro attività e cosa ne pensano di un riconoscimento così particolare come il Premio Ancalau.

Antonio Montefinale è fondatore nel 1989 di CreaImpresa società di consulenza che ha seguito, con attività di formazione, consulenza e con prodotti editoriali, oltre 270mila aspiranti imprenditori interessati ad avviare nuove attività in tutta Italia e ideato 152 Kit Start Up Creaimpresa. Negli ultimi anni ha approfondito le problematiche relative all’avvio di nuove attività nei borghi e nelle aree interne dove fare impresa, utilizzando risorse locali inutilizzate o sottoutilizzate, è meno difficile che altrove e il cui successo è un fattore determinante per contrastare il progressivo declino economico e demografico dei piccoli centri «Il concorso Ancalau si distingue da tutti gli altri perché si svolge in un piccolo borgo e per diverse altre peculiarità. Gli startupper restano sorpresi per l’atmosfera che trovano in questo paesino dove, insolitamente, si pensa al futuro. Creare nuove imprese significa infatti progettare il futuro di chi le crea ma anche nuove scelte dei potenziali consumatori, a volte nuove modalità di lavoro e in qualche misura anche un diverso contesto economico e sociale. Un’altra peculiarità è l’età dei partecipanti. Tutti giovani, in competizione tra di loro ma legati da spirito di avventura e con il forte desiderio di essere protagonisti del loro futuro professionale e del loro ruolo sociale». 

Giancarlo Rocchietti nel 2008 ha fondato il Club degli Investitori, una community di angel investor che supporta le start up innovative fondate da imprenditori italiani. Oggi conta più di 350 soci imprenditori, manager e professionisti 60 start up e quasi e quasi 50 milioni di investimento. Annualmente il Club analizza oltre 1.000 proposte e investe in circa 10/20 aziende. Un investimento del Club è molto più che denaro: è il coinvolgimento di un gruppo di persone la cui rete di contatti ed esperienza viene messa a disposizione e vale molto di più del capitale stesso. «In Italia racconta il presidente Rocchietti conosco almeno 20 premi che riguardano le start up, tutte però in contesti autoreferenziali: i giudici sono spesso solo investitori, analisti finanziari o funzionari di aziende. Queste manifestazioni avvengono quasi sempre nelle grandi città. Ancalau ha un fascino particolare per la location, la genuinità delle persone che lo organizzano e che compongono la giuria. Anche il fatto che si svolga di domenica rende il premio originale e unico». Dal 1999, I3P, l’Incubatore del Politecnico di Torino, supporta la nascita e lo sviluppo di start up innovative. Primo incubatore al mondo e Miglior Incubatore Pubblico su scala globale nel 2019 secondo l’UBI Global World Rankings of Business Incubators and Accelerators 2019 2020, la sua mission è il supporto all’ecosistema dell’imprenditorialità, per generare sviluppo economico e occupazionale in aree e filiere industriali a elevata intensità di innovazione operando in collaborazione con soggetti privati e istituzioni impegnati nella ricerca e alta formazione. 

Vincenzo Carnevali è da 12 anni Senior consultant di I3P e si occupa di collegare il mondo della ricerca accademia, start up e imprenditoria aziendale. «Nella giuria del Premio, nato da un’intuizione da parte di un innovatore come Oscar Farinetti, ci sono figure di imprenditori e innovatori importanti. Trovo interessante che un premio che ha radici così concentrate sul territorio guardi con attenzione al Politecnico, allo sviluppo delle nuove tecnologie e al mondo dell’innovazione». 

Lisa Orefice opera da 15 ani nel settore della promozione dell’autoimpiego e dell’autoimprenditorialità, dapprima presso gli sportelli di creazione di impresa della Provincia di Alessandria e dal 2013 come direttore di Reseau Entreprendre Piemonte, associazione senza scopo di lucro che si occupa di accompagnare la nascita di nuova impresa attraverso una rete di imprenditori di aziende di successo che si mettono a disposizione delle startup piemontesi. «Il nostro motto è: “Per creare nuovi posti di lavoro creiamo imprenditori” – spiega -Eroghiamo attraverso i nostri mentori servizi di accompagnamento gratuiti e acceleriamo le idee innovative e ad impatto sociale affinché generino ricadute sul territorio. Dal 2010 a oggi Réseau ha supportato 60 startup in Piemonte che hanno portato alla nascita di più di 460 nuovi posti di lavoro. Abbiamo collaborato fin dalle prime edizioni con il Premio Ancalau perché ne condividiamo i valori. Crediamo fortemente che il pensiero glocal sia vincente: eccellenze imprenditoriali del territorio che portano vantaggi globali e che si distinguono per il valore delle loro competenze e del loro saper fare impresa». 

Simone Marino è vicepresidente del Circolo dell’Innovazione, che si occupa di innovazione a 360 gradi, facendo informazione ed educazione e parlando di imprese e startup. Nella vita sviluppa ecosistemi dell’innovazione, connettendo talenti, startup, imprese, istituzioni e investitori. «Oggi ho il piacere di poterlo fare nel ruolo di responsabile Blue Factory Italia, per la Business School internazionale Escp. Svolgere questo lavoro significa comprendere come la somma di due elementi porti a un risultato maggiore della naturale somma algebrica e, di conseguenza, avviare iniziative per rendere ciò possibile. Ho accolto con entusiasmo l’opportunità di essere in giuria del Premio Ancalau. Ne apprezzo i molteplici aspetti: un premio costruito da imprenditori dove emerge una chiara volontà di giveback, ovvero di mettersi a disposizione con la loro esperienza e i loro denari per sostenere il nuovo che nasce. Inoltre il fatto che il premio nasca in una perla come Bosia, e che lì si porti una narrazione d’imprenditorialità e intraprendenza, di startup e innovazione, di futuro, è lodevole. Servirebbero più “Premio Ancalau” in Italia. I talenti e le idee sono ovunque e, iniziative come queste, sono un prezioso aiuto nel trovarle e farle emergere».