«Oh sì, bella idea!» pare sia stata la prima battuta teatrale di Paolo Tibaldi all’età di cinque anni. Così rispose anche nel 2014 all’invito a partecipare a quella temeraria prima edizione dell’Ancalau quando gli proposero di leggere alcune pagine del grande libro di Fenoglio. Da allora è passato molto tempo, il Premio Ancalau ha conquistato progressivamente reputazione e credito, la carriera di Tibaldi, attore e regista albese, si è arricchita di esperienze ma lui è rimasto un ospite fisso della manifestazione: solo una volta è mancato all’appuntamento a causa di un impegno di lavoro all’estero. Con gli anni poi, Tibaldi ha trovato il tempo tra un impegno e l’altro (citiamo soltanto il recente successo di «Tutti i secoli della mia infanzia» tratto da Fenoglio) di conquistare nel programma dell’evento un suo spazio ed anche un luogo: il Boschetto degli alberi seduti, suggestivo angolo verde sottratto al precedente degrado dall’iniziativa dell’amministrazione comunale.

«Il Boschetto degli alberi seduti che sono veramente tali perché oppressi durante la loro crescita da quintali di rifiuti è un luogo dove riflettere: sull’ambiente, sulle devastazioni dell’inciviltà e sulla bellezza della natura restituita a sé stessa» spiega il sindaco Ettore Secco. 

In quel luogo così carico di significati Paolo Tibaldi (Premio Laiolo 2020) terrà il 23 giugno la sua performance teatrale “Abitare il piemontese” dedicata quest’anno agli aneddoti, alle storie, alla filosofia di vita di quei “Grandi di Langa” che fecero il successo della Langa odierna. Imprenditori, inventori, produttori apripista di ogni genere, vignaiuoli, ristoratori, sacerdoti. Da Michele Ferrero a Don Gianolio passando per Giacomo Morra, i grandi mentori dei grandi vini, il presidente Einaudi, Fenoglio e Pavese ed altri ancora. Il tutto con inserti della lingua dei luoghi, quella che ispira le sintesi migliori. L’appuntamento è previsto per le 14,30. Sarà una narrazione sulla civiltà contadina piemontese in senso ampio. 

«Abitare il piemontese dice Tibaldi spazia tra momenti umoristici e altri che toccano corde emozionali, attraverso l’esilarante anedottica legata ad alcune espressioni, talvolta di carattere storico-etimologico: il privilegio è non dover inventare nulla di nuovo, dando anzi una veste nuova a qualcosa che esiste già, doveva solo essere riscoperto». Tibaldi si racconta così: «Sono nato e cresciuto ad Alba, ai piedi delle Langhe, tra natura, storie e persone a cui voglio bene. C’è un’umanità che chiama e io voglio seguire il suo appello: raccontare storie su luoghi e persone che mi circondano. Oggi la mia attività artistica si dipana su più fronti: dal Teatro di Prosa classico e contemporaneo, all’interpretazione di personaggi in svariate fiction cine/televisive. Per combinare qualcosa, dalle mie parti si dice che ‘vanta calé giù prest a ra matin’ (bisogna svegliarsi presto al mattino). Questa terra fu molto povera, senza opportunità; per questo sono molto legato a una citazione di Beppe Fenoglio: “Sta’ tranquilla che è più facile che il lavoro si spaventi di me, che io di lui”». 

Il suo spettacolo “Abitare il piemontese” si declina in molti modi ed è nato per divulgare simpaticamente la lingua piemontese, attraverso aneddoti e modi di dire: «È un lavoro che cambia di continuo spiega Tibaldi -. A volte va incontro a specifiche richieste tematiche sul cibo, sul lavoro, sulla donna nella civiltà piemontese. Altre volte deriva dalle mie osservazioni: non voglio seguire sempre la stessa scaletta, mi diverto di più e chi torna ascolta cose sempre nuove». Il pensiero va alle origini: «La pietra focaia del mio progetto sul piemontese è la compagnia “Il nostro teatro di Sinio” che seguivo fin da ragazzino quando per me parlare in piemontese con i nonni o i vicini di casa a Mussotto d’Alba era consuetudine. Per me Sinio era il paese del teatro, appena ventenne mi hanno accolto a braccia aperte, al fondatore Oscar Barile devo moltissimo, mi ha permesso di mettere in scena anche cose bizzarre».

Molti spettacoli nascono da una attenta ricerca su Beppe Fenoglio: «Una buona parte di questo scrittore è ancora da esplorare, c’è ancora molto da dire e da comprendere dice Tibaldi -. Trovo straordinario che sia un mio concittadino. Si appoggia a quella piemontesità che analizzo, sotto il suo italiano eccellente c’è l’aderenza alla sintassi piemontese. Fenoglio usa la civiltà e la gente di questi posti per dinamiche archetipe di quel che succede nel mondo, secondo quattro motori letterari: la matrice biblica e classica, le figure della donna e del bambino, il tema dell’acqua, la sopportazione come condizione di salvezza. Trovo sia sbagliato dividere Fenoglio tra racconti partigiani e racconti di Langa. Tutto accade qui».